Persone interessate

27 oct 2012

L'italiano over 55

La settimana scorsa ho iniziato un nuovo corso nella scuola d'italiano per adulti dove lavoro e sono entrata in classe piena di aspettative che si sono avverate totalmente. Il corso è destinato ad alunni al di sopra dei 55 anni. In altre occasioni vi ho descritto esperienze molto positive con gruppi di "signore": la loro disponibilità, il loro entusiasmo e impegno mi hanno sempre colpito.
 
In questo corso abbiamo creato ad hoc dei gruppi specifici con adulti over 55, con un programma meno pressante e con un ritmo più lento, adattando strategie e attività a persone che hanno perso (in parte) rapidità nei riflessi ma che hanno acquisito grazie all'età, una capacità di analisi e riflessione che manca a volte in studenti più giovani.
 
Mi aspettavo tutto ciò il primo giorno di lezione, e ho avuto anche una grata conferma: mi sono trovata davanti un gruppo di alunni con un bagaglio culturale ricchissimo e una vita piena di esperienze...! Sono sicura che riceverò da loro tanto quanto io potrò dargli!

18 oct 2012

L'italiano attraverso la musica

L'altro giorno, entre cercavo in internet un po' d'informazioni, ho trovato quest'intervista a Fabio Caon, docente di sociolinguistica presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, in cui spiega un metodo crato da sé stesso per insegnare la lingua italiana attraverso le canzoni. Mi sembra interessantissimo! Che cosa ne pensate?

11 oct 2012

Più gesti!

Un'alunna mi ha indicato un altro video della Ditals dove Fabio Caon, professore e musicista, mima altri gesti abituali fra gli italiani; in quest'occasione la maggior parte coincidono con i gesti degli spagnoli (per lo meno, a Madrid). Se lo volete vedere e utilizzare in classe, è tratto dal "Dizionario dei gesti degli italiani. Una prospettiva interculturale" di Fabio Caon. Guerra Edizioni, Perugia, 2010. 

30 sept 2012

Ogni gruppo è diverso

Sempre che incontro un gruppo per la prima volta dedico un bel po' di tempo (anche tutta la prima lezione se è necessario) a conoscere le persone che ho davanti. Ho la fortuna di lavorare con gruppi piccoli (6/7 persone in media), perciò è possibile porsi quest'importante obiettivo.
Quando dico conoscere le persone mi riferisco non solo al fatto di ottenere informazioni sulle loro conoscenze della lingua italiana o se sono mai state in Italia. Cerco di capire piuttosto se le persone sono partecipative, se gli piace parlare di sé oppure se sono riservate, se vogliono far vedere agli altri quanto sanno oppure se preferiscono nascondersi... E soprattutto cerco di conoscere il modo con cui si avvicinano allo studio di una lingua e non parlo soltanto di motivazione ma qual è il bagaglio che si portano appresso dall'infanzia, cominciando dal periodo scolastico o finendo con le esperienze che hanno avuto nello studio di altre lingue.



Avere in mano queste informazioni (a volte sono evidenti fin dal primo momento; altre, invece, sono più sottili da ottenere) è fondamentale per applicare le risorse didattiche più adatte ad ogni fase d'apprendimento e quindi, è inutile portare in classe sempre le stesse attività che sono efficaci la maggior parte delle volte. Può darsi invece di trovare un gruppo diverso, fuori dal comune, che ti spinga a utilizzare attività differenti, un gruppo con cui puoi "re-inventarti" come docente e quindi, crescere professionalmente.

20 sept 2012

Arcobaleno libri

Vi volevo consigliare di visitare il catalogo dei manuali per l'insegnamento dell'italiano che possiede Arcobaleno, un gruppo di distributori specializzati in manuali e materiale didattico in diverse lingue. Vi auguro una buona ricerca! Se trovate un manuale "rivoluzionario" vi prego di farmelo sapere!

15 sept 2012

Una lezione sui gesti

L'altra sera, a lezione, abbiamo scoperto un video della Ditals sui gesti più comuni tra gli italiani; dura circa 9 minuti ed è fatto veramente bene. Un'attività carina sarebbe scrivere su dei cartoncini la sensazione o sentimento che si esprime con ogni gesto; si dividono gli alunni in due o tre squadre e ogni squadra, a turni, deve pescare un cartoncino e fare il gesto corrispondente. Vince il gruppo più "espressivo"!

11 sept 2012

Sensazioni positive!

Ieri ho ripreso il lavoro con la prima lezione a un gruppo di livello A2 e dopo le presentazioni e aver fatto un'attività per conoscerci un po', abbiamo dedicato circa quaranta minuti a discutere sull'apprendimento delle lingue, gli aspetti che trovavano più o meno facili, quali strategie didattiche gli risultavano più efficaci per imparare una lingua e tante altre questioni che riguardavano l'apprendimento e l'acquisizione dell'italiano.
Vi confesso che è stata una lezione piena di sensazioni positive! Mi sento davvero fortunata perché dopo 25 anni di lavoro, l'insegnamento mi appasiona ancora come il primo giorno.
Questo sarà un corso speciale!

31 ago 2012

Grammatica valenziale: una scoperta!


Non vi è mai successo di spiegare un argomento in un determinato modo e scoprire che anche un'altra persona che ammirate lo fa come voi? A me è successo con Francesco Sabatini e la grammatica valenziale. Io non sapevo nemmeno che venisse chiamata così ma cercando e ricercando, ho scoperto che la grammatica valenziale è un modello di descrizione della frase diverso da quello tradizionale. Elaborato inizialmente dal linguista franceseTesnière (1893-1954), è stato sviluppato in molti studi recenti, vincolando il concetto di sintassi al concetto di semantica, il che permette di studiare la grammatica partendo dal lessico. Secondo la grammatica valenziale al centro della frase c’è il verbo e ad esso sono attaccati gli argomenti (o attanti), cioè gli elementi strettamente necessari per completare il significato del verbo stesso. La proprietà del verbo di aggregare gli elementi di base della frase viene chiamata valenza: da qui l’espressione grammatica valenziale.


In Italia, il linguista che più ha approfondito la grammatica valenziale e la sua applicazione nella scuola superiore è, appunto, Francesco Sabatini. Nel seguente video, presenta il suo libro (F. Sabatini et alii, Sistema e testo. Dalla grammatica valenziale all'esperienza dei testi. Loescher 2011) e spiega chiaramente come insegnare e capire questo metodo.

Concretamente, ai miei alunni spagnoli, io ho sempre spiegato il complemento diretto riferito a persona e come distinguerlo dal complemento di termine in un modo simile a come lo fa il grande Sabatini. Il mio compito per il ritorno a scuola quest'anno è approfondire questo tipo di spiegazione! Vi suggerisco di vedere il video e vi invito a scrivere le vostre opinioni.


5 ago 2012

Festival dell'Errore

Pensando e ripensando, cercando e ricercando, mi sono imbattuta nella lettura di un articolo scritto da Elena Dusi su Repubblica (luglio 2010).
Nonostante non sia attuale, l'ho trovato molto interessante e vorrei che anche voi lo leggeste. Può essere una lettura che ci faccia riflettere durante l'estate per poi, affrontare il nuovo corso con nuove idee! Ci risentiamo a settembre!

30 jul 2012

Una lezione simpatica

L'altra sera, durante una delle ultime lezioni del corso in un gruppo di livello A2, è successo un episodio molto simpatico con due studenti come protagonisti: un ragazzo e una ragazza. Gli alunni stavano facendo un esercizio orale di tipo grammaticale, dove l'attenzione era focalizzata sulle espressioni di tempo che si possono utilizzare quando raccontiamo un fatto al passato; era il turno del ragazzo che ha voluto rispondere non solo con l'espressione di tempo ma anche con il verbo al passato prossimo, sbagliando il verbo ma adoperando correttamente l'avverbio di tempo. La domanda era:

- Quando è stata l'ultima volta che sei andato al mare?
- * Ho andato al mare l'estate scorsa.

Io non ho detto niente (premetto che l'attività era corale) e la ragazza, guardandomi ha detto *Ho andato? Si dice Sono andato!. Io ho ricordato la finalità dell'esercizio e siamo andati avanti.
Quando il turno è ricaduto sul ragazzo, lui, facendo ricorso a tutte le conoscenze della sua grammatica (della sua interlingua) ha risposto alla domanda:

- Quando è stata l'ultima volta che ti sei arrabbiato?
- Mi sono arrabbiato domenica sera.

Non vi sembra meraviglioso? La voglia di superazione con un input adeguato non ha limiti!

23 jul 2012

Volare e l'interlingua

Continuando con le riflessioni sulla correzione degli errori c'è un manuale sul mercato che molti di voi conoscerete: Volare. Corso di italiano. Libro per lo studente di Piero Catizone, Christopher Humphris e Micarelli Luigi, Alpha & Beta (4 volumi, il volume I, edito nel 1997). Questo manuale, senz'altro rivoluzionario, risponde a una metodologia molto ben precisa e spiegata dagli autori in tutti i dettagli nell'Introduzione di ognuno dei libri.
Loro si basano sul concetto di interlingua, ovvero la lingua utilizzata da ogni singolo studente che non è più la propria lingua madre ma neanche la lingua d'arrivo e quindi, piena di errori e inferenze ma sono le conoscenze in costante evoluzione che l'alunno possiede e sulle quali il docente deve lavorare. L'interlingua è tutto quello che lo studente conosce e non conosce, ciò che è capace di saper fare e tutto ciò che non è ancora in grado di utilizzare.
Gli autori di Volare hanno saputo perfettamente elaborare un manuale che rispetta in tutto e per tutto, l'interlingua degli studenti di italiano.
È un manuale che, confesso, non mi sono mai azzardata ad adoperare nella sua totalità nelle mie lezioni perché avevo paura che gli studenti spagnoli che frequentano la scuola dove insegno rifiutassero un manuale di questo tipo dove non ci sono tabelle grammaticali né esercizi tradizionali.
Ma dopo le ricerche sull'uso cotidiano della lingua del metodo comunicativo e le riflessioni sulla persona dell'approccio umanistico-affettivo, la scoperta dell'interlingua e un manuale come questo hanno rappresentato per me un totale cambiamento di rotta nel mio modo di insegnare italiano.
Qualcuno di voi conosce questo metodo? L'avete mai adoperato?

17 jul 2012

La correzione degli errori

La correzione degli errori in una classe di lingua a stranieri da parte dell'insegnante o dai compagni di classe provoca non poche frustazioni ad alunni che ritengono che l'errore sia un punto di arrivo e non di partenza, quindi, come un fallimento. La maggior parte di noi abbiamo vissuto a scuola momenti di grande frustazione quando ci veniva consegnato il compito pieno di correzioni in rosso con il rimprovero più o meno tacito che si leggeva negli occhi della maestra. Per fortuna gli ultimi studi in glottodidattica e le apportazioni dell'approccio umnistico-affettivo nell'insegnamento delle lingue ritengono l'errore come parte necessaria e, per tanto fondamentale, del processo di apprendimento. Non bisogna vergognarsi di sbagliare, anzi, l'errore fornisce (all'insegnante e allo studente) un'informazione di prima mano per continuare a lavorare e a imparare.
Vi suggerisco di leggere questo articolo sulla correzione degli errori, di  Christopher Humprhris e vi consiglio anche di visitare il sito web di un altro esperto in glottodidattica: Marco Mezzadri e leggere (tra gli altri articoli), "La correzione degli errori".

 Untitled Document

7 jul 2012

Come, quando e cosa correggere?


Come e cosa correggere? Secondo la mia esperienza, la correzione dell’insegnante è l’azione che più segni lascia sui nostri studenti, in bene e in male, è il nostro “marchio”: questo è giusto / questo è sbagliato. Dunque, dobbiamo essere estremamente puntigliosi nella scelta dei criteri con cui correggiamo perché influiremo in un modo determinante sull’adeguata (o inadeguata) progressione del processo d’apprendimento dei nostri studenti. 

Essere sempre consapevoli degli obiettivi del corso, di ognuna delle unità didattiche, di ciascun'attività ci permetterà di sapere esattamente cosa vogliamo dai nostri alunni in ogni momento e in ogni fase del processo d’apprendimento.

Facendo una riflessione su cosa chiediamo allo studente ogni volta che gli proponiamo un’attività, automaticamente dobbiamo riflettere su come lo correggeremo quando la svolgerà. Non è sempre facile non perdere di vista questa prospettiva: molto spesso dimentichiamo che l’obiettivo finale è che i nostri studenti siano in grado di comunicare in italiano nella forma più corretta possibile ma… non subito, non sempre, non dopo 30 ore di lezione. E abbiamo la “umana” tendenza a correggere tutto o quasi tutto. Farlo però risulta controproducente in quanto, paradossalmente, ostacola il miglioramento. Perciò risulta indispensabile avere una panoramica completa degli obiettivi da raggiungere per dosare nel migliore dei modi le conoscenze, abilità e competenze che i nostri studenti devono acquisire e apprendere. 
Se volete, lasciate il vostro commento e come procedete voi, anche qual è stata la vostra esperienza come alunni!


30 jun 2012

Esame sì o no? (continuazione...)



Continuo a riflettere sulla necessità o, per meglio dire, l'utilità dell'esame in un corso di lingua. L'opinione di Vanessa ha fatto che il mio rifiuto innato verso l'esame sia un po' meno categorico...

È vero che potrebbe essere utilizzato come uno strumento che servisse per evidenziare i punti forti (importantissimo per l'autostima) e anche i punti deboli (quali aspetti bisogna rafforzare) e quindi l'esame diventerebbe uno strumento didatticamente valido come indicatore dei passi a seguire nel processo d'apprendimento.

È anche vero che ci sono studenti (come Vanessa) che l'esame lo vedono come una sfida e altri che lo ritengono una tortura (sicuramente a causa di brutte esperienze in passato). Il nostro compito consisterebbe dunque trasmettere ai nostri alunni una visione positiva dell'esame filtrando tutti gli aspetti negativi; un modo per far esperimentare sensazioni positive sarebbe proporre agli studenti dei piccoli test alla fine di ogni unità didattica con l'obiettivo di ridurre l'ansia e lo stress. Come sempre, se noi siamo convinti della necessità di qualcosa, trasmetteremo molta più convinzione! Se l'alunno che ha i sudori freddi alla sola idea dell'esame vede che quando gli viene restituito non c'è solo la correzione in rosso per la risposta sbagliata ma anche in verde per la risposta giusta, e che l'insegnante non evidenzia soltanto quella sbagliata, la percezione cambia molto, non credete? 

23 jun 2012

100 gesti della lingua italiana


u.jimdo.com/www44/o/s97b1350c762a1a06/emotion/crop/header.jpg?t=1331149688

Martedì 26 luglio (dalle 19:30 alle 21:00) si terrà un Seminario sulla gesticolazione italiana e le sue origini, presso Il Centro Italiano di Madrid, tenuto da Simone Negrin, attore e musicista italiano, dottore in Scienze dell'Educazione presso l'Università di Torino. Vi indico anche il link del suo video: sembra molto interessante e anche divertente! Volete venire?
Simone Negrin (Turín, 1978)

actor, músico y director italiano, doctor en Ciencias de la Educación por la Universidad de Turín.
 
Simone Negrin (Turín, 1978)
actor, músico y director italiano, doctor en Ciencias de la Educación por la Universidad de Turín.
 
 

15 jun 2012

Esame sì o esame no?

La settimana scorsa abbiamo avuto gli esami nella nostra scuola (un centro privato dedicato all'insegnamento dell'italiano) e vi voglio raccontare quello che è successo con due alunne di uno stesso gruppo.
Una di loro, quando ha visto le correzioni, dopo un primo momento di delusione si è ripresa e ha colto l'occasione per evidenziare quali punti doveva rinforzare, quindi, è uscita contenta nonostante si aspettasse un voto più alto.
L'altra alunna invece, era molto nervosa il giorno della prova e si è bloccata; infatti, il risultato si è visto: molti errori non frequenti in lei e perfino errori di interpretazione delle istruzioni in alcuni esercizi. Quando ha visto l'esame corretto, è rimasta male e, nonostante le mie parole d'incoraggiamento, è uscita delusa e con un cattivo sapore in bocca.

È ovvio che l'attegiamento della prima alunna è stato molto più positivo ricavando un apprendimento da un brutto risultato; ma è anche ovvio che nelle nostre classi ci sono persone che fanno molta fatica ad accettare un risultato negativo.

La mia domanda (e che rivolgo a voi) è la seguente: è necessario e utile l'esame? Non sono molto sicura della risposta. Cosa ne pensate?

4 jun 2012

Università Ca' Foscari

Vi volevo consigliare di visitare il sito web del Centro di Didattica delle Lingue, dell'Università Ca' Foscari di Venezia, all'avanguardia nella ricerca dell'insegnamento delle lingue straniere e nella formazione dei docenti attraverso diversi laboratori specializzati, corsi di laurea, corsi di postlaurea e master. Alcuni dei corsi e seminari sono on line ed altri combinano i corsi virtuali con seminari presenziali (ve lo immaginate due settimane a Venezia...?!). C'è anche la possibilità di condividere e avere accesso a materiali didattici.
Magnifico, non vi sembra? Vi indico il link:
http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=93979

30 may 2012

Senza fretta

Senza fretta, senza la pressione di un obiettivo predeterminato, addirittura senza essere costretti a seguire una programmazione (chiedo scusa agli esperti in glottodidattica!) ma sono sempre più convinta che un progresso reale ed effettivo si possa solo verificare quando l'insegnante segue -semplicemente- il ritmo che gli studenti segnano.

Ieri ho fatto l'ultima lezione prima dell'esame con un gruppo di stdenti spagnoli di livello A2 e non mi è piaciuta per niente; costretta a finire il programma ho dovuto inserire il condizionale semplice negli ultimi quarantacinque minuti! Vi potete immaginare il risultato...

Nella scuola dove lavoro abbiamo molti studenti che non sono interessati a ottenere un certificato e neanche a raggiungere nessun livello prestabilito ma, semplicemente, vogliono conoscere la lingua italiana per i più svariati motivi: perché il figlio o la figlia si è sposato/a con un italiano/a, perché vogliono fare un viaggio con gli amici, perché sono appassionati d'opera o perché è sempre stato uno dei loro sogni. E questo tipo di studente non può imparare sotto la pressione di un programma (del tipo "adesso tocca fare i relativi perché sono nel libro") o un esame dove sarà giudicata - nella maggior parte dei casi- solo la correttezza grammaticale.

Negli ultimi tempi sto verificando che per acquisire e per apprendere una lingua ci vuole indubbiamente da parte dello studente: curiosità e desiderio di avvicinarsi alla lingua e alla cultura oggetto di studio e disposizione a lavorare con altri compagni e con l'insegnante; da parte di quest'ultimo è necessaria innanzitutto una grande sensibilità per capire il gruppo che ha davanti e ognuno degli studenti (ci vuole tanta psicologia!), e deve anche avere il coraggio di rischiare e seguire il ritmo degli alunni senza la pressione di un programma o di un esame e programmare le lezioni sotto questa prospettiva.

Che cosa ne pensate? Avete avuto delle esperienze simili?

20 may 2012

Seminario "Lengua y cultura gastronómicas italianas"



uned_images06/UNED12_modulo.jpg
Vi voglio informare su un seminario che si terrà a Madrid dal 2 al 6 luglio organizzato dal Departamento de Filologías Extranjeras dell'Uned. Fa parte del programma dei seminari estivi che ogni anno organizza l'università "Cursos de Verano de la Uned". In quest'occasione il seminario è dedicato al linguaggio e alla cultura della gastronomia italiana. Io ho assistito a corsi anteriori e vi posso dire che oltre a essere molto interessanti rispetto ai contenuti, quessti seminari risultano molto gradevoli: l'ambiente è rilassato, si conoscono persone con affinità simili, il rapporto con i professsori è molto cordiale, si va a pranzo e a cena insieme... insomma, prima di andare in vacanza è un modo gradevole e utile di chiudere il corso. Vi lascio qui il link e, se vi interessa, ci vedremo al seminario!http://qinnova.uned.es/publico_actividad/3600

9 may 2012

Aggiornarsi in continuazione

In questi ultimi mesi sto ripassando dei testi che descrivono i diversi metodi e approcci focalizzati sull'apprendimento dell'italiano sia come L1 sia come L2, così come i progetti che istituzioni pubbliche e private stanno mettendo in atto per promuovere e migliorare l'insegnamento, non solo della lingua italiana, ma anche di altre lingue.
Penso sinceramente che l'aggiornamento continuo e la partecipazione a corsi di formazione, forum e progettti vincolati all'esperienza dell'insegnamento, sia fondamentale per non arrugginirsi e per evitare la fossilizzazione: quante volte ci sarà capitato di riutilizzare materiali in disuso o non più contestualizzati per "pigrizia" o perché ci hanno sempre funzionato. Invece è proprio necessario informarsi, leggere, assistere a seminari, discutere collettivamente su materiali, testi, attività, nuove proposte... Il nostro mestiere non è un lavoro da svolgere individualmente, nonostante siamo "da soli" quando chiudiamo la porta della classe. Uno dei vantaggi di questo lavoro è la collettività: sedersi a discutere con i colleghi sul materiale, gli alunni, i testi, quelle attività che ci funzionano...


25 abr 2012

Quale manuale scegliere?

Insegnare l'italiano come lingua straniera in un paese non italofono comporta per lo studente delle limitazioni di tempo e di quantità perché è a contatto con la lingua italiana solo durante le lezioni. È ovvio che dipenderà dalla disponibilità dell'alunno dedicare più tempo allo studio ma le condizioni per l'apprendimento non sono le stesse di quando frequenta un corso di lingua in Italia in una full immersion ed è bombardato continuamente da immagini, conversazioni e input di tutti i tipi.
Quindi, nel caso che ci riguarda, la scelta del metodo e del manuale è molto importante per cercare di arrivare laddove l'alunno non può farcela da solo.
Che metodo pensate sia più appropriato? Che manuali utilizzate? Che suggerimenti didattici dareste?


Foto: icsadamoli

18 abr 2012

Gruppi multiculturali

Ieri ho iniziato a lavorare con un gruppo multiculturale: una ragazza giapponese, un signore originario di Maiorca (Spagna), un'alunna egiziana e un'altra di Guadalajara (Spagna). Mi ha subito attratto l'idea di lavorare con una classe così varia in quanto permetterà di mantenere uno scambio continuo ogni volta che si presenterà l'occasione sia a livello puramente culturale che a livello linguistico. Potremo contare su una lingua di riferimento (lo spagnolo) comune a tutti dato che sia l'alunna giapponese che quella egiziana abitano in Spagna da molti anni.
Ho sempre trovato molto stimolante lavorare con gruppi eterogenei perché si possono mettere in pratica delle strategie didattiche che includono lo scambio di informazioni che indubbiamente arricchisce l'apprendimento dotandolo di esperienze di lingua e di vita. Secondo me, le persone che partecipano a una classe multiculturale hanno l'opportunità di vivere un'esperienza molto più creativa di altri alunni in gruppi più omogenei.
Se avete esperienze di questo tipo vi invito a lasciare qui i vostri commenti e suggerimenti di lavoro.

10 abr 2012

Insegnare a persone anziane


Vi volevo parlare della mia esperienza come insegnante ad adulti, specialmente con gruppi di persone di una certa età con cui ho lavorato negli ultimi anni e che mi sono sembrati particolarmente interessanti, sia dal punto di vista didattico che personale.
Nella stragrande maggioranza si tratta di gruppi di 6/8 donne, ultra-sessantenni, con un certo livello culturale ed economico, che hanno deciso di realizzare un loro desiderio, imparare l'italiano, dopo essersi liberate (o quasi) da impegni familiari e/o lavorativi. Mi sembra interessante evidenziare il fatto che siano principalmente le donne a involucrarsi nell'apprendimento dell'italiano. Sarebbe opportuno scoprirne il perché!
Per me è molto gratificante insegnare a queste donne che dimostrano un impegno e una disciplina ferrea durante le lezioni, nel fare i compiti e, in generale, nella partecipazione a tutte le attività che gli propongo. Mi sento molto motivata dal loro entusiasmo  e perciò le lezioni risultano molto gratificanti e coinvolgenti per tutte.
Ovviamente, imparare qualsiasi materia a una certa età comporta limitazioni non trascurabili: difficoltà negli ascolti o nell'assimilare certi aspetti lessicali o fonetici, piuttosto che negli aspetti morfosintattici che generalmente capiscono molto bene grazie al tipo di educazione scolastica che hanno ricevuto.
Se volete raccontare qualche esperienza simile, lasciate pure un commento.


Foto:dreamstime




3 abr 2012

II JORNADAS INTERNACIONALES DE LENGUAS MODERNAS

Altri anni ho avuto la possibilità di assistere ai seminari organizzati dall'Università Complutense di Madrid e dal Colegio Profesional de Lenguas Modernas (CDL) e li ho sempre trovati di molta utilità e interesse dal punto di vista dell'insegnamento delle lingue. Quest'anno, in occasione delle II Jornadas Internacionales de lenguas modernas propongono Las lenguas, expresión del mundo il 20 e 21aprile all'Università Complutense. Vi segnalo i due interventi in italiano: "Andando in scena" e "L'italiano dall'aula alla cucina".
Per maggiori informazioni e per l'iscrizione vi rimando al seguente link:

20 mar 2012

Presentazione

Sono María Moreno Celeghin, un'insegnante di italiano con un po' di anni di esperienza alle spalle e con tanto entusiasmo ancora per questo bellissimo mestiere e per questa meravigliosa lingua.
Invito tutti a partecipare a questo blog che vorrebbe essere un punto di incontro tra insegnanti di italiano dove scambiare esperienze, iniziative, difficoltà, metodi, approcci e novità nell'apprendimento e nell'insegnamento di italiano a studenti spagnoli e latinoamericani.
Aspetto le vostre apportazioni e commenti!